Arrivederci, Sergio.
Sergio Reolon ci ha lasciati nella mattina di Venerdì 20 Gennaio, dopo aver combattuto a lungo contro la malattia, all’età di 65 anni. Un percorso politico, quello di Sergio Reolon, segnato da un’intensa appartenenza alle forze di sinistra (prima nel PCI e poi nei DS), protagonista nella costruzione della Margherita ed un instancabile impegno nel Partito Democratico.
Ha guidato, per molti anni, il territorio e le genti bellunesi. Ha conseguito importanti risultati, primo tra tutti il riconoscimento da parte dell’Unesco delle Dolomiti come Patrimonio dell’Umanità. Tante le sue battaglie, una su tutte il riconoscimento della Legge regionale 25 sulla specificità della provincia di Belluno portata avanti con forza e determinazione in Consiglio regionale.
Una grande perdita, grande come la sua dedizione alla politica fino all’ultimo giorno, grande come la sua determinazione nell’affrontare tutte le sfide che gli si sono presentate, immensa come la sua forza nell’affrontare la malattia.
Te ne sei andato ma le tue opere e le tue idee rimangono salde. Non è un addio ma un arrivederci, Sergio.
Il ricordo di Mario Svaluto Moreolo, Segretario del Circolo dell’Oltrardo a cui Sergio Reolon era iscritto: “Mercoledi sera sono stato a casa sua per rinnovare la tessera di iscrizione al Circolo PD dell’Oltrardo (Belluno). Era componente preparato ed importante del Direttivo del Circolo. Era molto provato, ma dopo un iniziale difficoltà mi ha ringraziato per la visita e poi, come di consueto, abbiamo discusso di politica e di amministrazione. Come emerge dal suo ultimo libro “Kill Heidi” ha manifestato ancora una volta la sua preoccupazione per l’ avvenire di questa provincia di Belluno e, con una certa amarezza, la caduta della “politica alta” nel nostro Paese.
Ho un ricordo particolare: Sergio da ragazzo lavorava alla ditta Zadra in Via Mezzaterra (Belluno). Veniva una, due volte alla settimana da me allo sportello della Banca Cattolica del Veneto per incombenze che gli venivano affidate dalla cassiera della Ditta. La cassiera era la sorella di Mario Da Ronch – masseur (massaggiatore) dell’ A.C. Belluno dove giocavo da portiere. Era l’ occasione per sottolineare l’eccentrica figura di “Mario masseur” e con sottile e rispettosa ironia le mie …”prodezze”.
Ci siamo poi incontrati e confrontati, anche severamente, nell’agone politico: lui “comunista” ed io “democristiano”.
Poi la comune militanza nel Partito Democratico improntata sempre al massimo rispetto ed alla condivisa azione politica per rendere sempre più efficace e concreto il compito del Partito.
Porgo alla moglie ed al figlio le più sentite condoglianze mie personali e del Circolo dell’Oltrardo.”
Il ricordo di Quinto Piol, Segretario comunale del PD di Belluno: “Sergio, hai lottato fino all’ultimo respiro per difendere la tua, la nostra terra, le nostre splendide montagne che tu hai tanto amato, per difendere quanto conquistato in tanti anni di duro ed incessante lavoro, per trasmettere ai tuoi compagni di Partito, ai sindaci, alle classi dirigenti ed a tutti i tuoi conterranei la consapevolezza dell’importanza vitale di essere padroni del proprio destino. Hai indicato la strada per arrivare all’obiettivo, con azioni forti, coraggiose, concrete, raggiungendo risultati importanti, a volte esaltanti. Lo hai fatto fino al tuo ultimo respiro, fino al tuo ultimo respiro. Te ne sei andato, troppo presto, ma hai lasciato un grande insegnamento, una grande eredita’ che deve essere raccolta da tutti, da tutti quelli che hanno a cuore il futuro di questo nostro splendido territorio e dei suoi figli. Grazie Sergio.“
Il ricordo della Segretaria provinciale PD Erika Dal Farra: “La determinazione certo non ti mancava. Conoscendoti, oggi, saresti più felice nel vederci all’interno della sede del Partito Democratico discutere e decidere le prossime sfide da affrontare insieme. La politica, la tua passione per la quale molti ti hanno amato, detestato, stimato o invidiato. Ci lasci un grande patrimonio di cui avremo certamente cura. Arrivederci Sergio.”
“Tutti noi dobbiamo tanto a Sergio.” – così lo ricorda il deputato bellunese PD Roger De Menech – “Ci ha fatto crescere politicamente e culturalmente. La vera cifra della sua azione politica è stata l’innovazione. Il suo grande amore per la montagna non è mai diventato retorica. Ha lottato per l’autonomia del Bellunese, con la consapevolezza, però, che l’autonomia fosse prima di tutto culturale, di pensiero e poi anche amministrativa ed economica.“
Lo ricordano infine i consiglieri regionali PD dell’attuale e della precedente legislatura con la seguente lettera:
“Il nostro caro montanaro Sergio ci ha lasciati troppo presto. Sergio era la montagna: lo era per la sua schiettezza e la sua tenacia, quella che non lo ha mai abbandonato, fino all’ultimo istante. Lo era per la sua capacita di guardare in maniera panoramica, ampia, alle evoluzioni della realtà che lo circondava, ai cambiamenti socio-economici della sua comunità bellunese in rapporto alle dinamiche d’insieme della comunità del Veneto.
Sergio aveva una pasta rocciosa: è stato un onore e una lezione l’averlo conosciuto e l’averci lavorato accanto, tanto negli anni in Consiglio regionale quanto nelle attività di partito. Perché in politica le idee, le visioni e i progetti vincenti sono proprio quelli che hanno la capacità di fondarsi e incardinarsi nella società in modo stabile, affidabile. Roccioso.
Sergio Reolon è da annoverare tra gli esponenti politici che hanno contribuito con maggior peso alla scrittura e all’approvazione del nuovo Statuto del Veneto. Nella veste di vice presidente della commissione che si occupò di dare alla nostra regione una rinnovata Carta, Sergio ha saputo mettere a disposizione il suo sguardo lungo. Animato da una potente spinta riformatrice ha messo la firma su uno Statuto che, a partire dalla realtà bellunese, costituisce uno strumento di risposta anche alle esigenze di maggior autonomia del Veneto. Uno strumento che, come lui stesso ha costantemente ribadito, va tradotto in realtà, attuato e applicato senza bisogno di condire il tutto con facili populismi.
Sergio ci lascia un vuoto pesante ma ci lascia anche una pienezza politica, composta di tante idee e di percorsi già tracciati che sentiamo ora il dovere di continuare a testimoniare, percorrere e costruire.
Ciao, caro roccioso Sergio”.