L’autonomia come strumento di lotta alle disuguaglianze

«Finalmente ho sentito un approccio al tema dell’autonomia che supera lo sterile confronto Stato-Regioni e si concentra sulle disuguaglianze. È la prima volta e ne sono contenta». La Segretaria provinciale del Partito Democratico di Belluno, Monica Lotto, torna confortata da Mestre dove ieri ha partecipato all’incontro con il neo Ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia.

«Differenze di opportunità, lavoro, costi ce ne sono tante, il divario non è solo tra Settentrione e Mezzogiorno, ma soprattutto tra le grandi aree urbane e le zone marginali», sottolinea Lotto.

«Noi in montagna le viviamo tutti i giorni e quello dei maggiori costi che le famiglie bellunesi sostengono per mandare i figli all’università è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo. L’autonomia ora può diventare lo strumento per contrastare il neocentralismo regionale. Ma sarà necessario coinvolgere nel processo tutti i territori e tenere conto delle loro specificità. Da Belluno sono oltre 25 anni che mandiamo proposte concrete e disponibilità di dialogo alla Regione. Speriamo di trovare ascolto, adesso, oltre che da parte del governo, anche da Palazzo Balbi».

Infine, riferisce la Segretaria, «abbiamo chiesto al ministro una profonda riflessione perché la legge sulle Province venga modificata aumentando la capacità di governo degli enti e in particolare modo per quelli tutti montani come il nostro»

L’intervento di Roger De Menech

L’impostazione del ministro Francesco Boccia, aggiunge il coordinatore dei parlamentari veneti del PD, Roger De Menech, «è attenta, rispettosa dei ruoli e focalizzata a ottenere dei risultati. Ha fatto capire di non avere pregiudiziali di sorta e infatti consiglia a tutte le regioni di trovare un proprio modello di autonomia. Ma ha ragione quando spiega che il tassello mancante oggi sono i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Sono previsti da una legge del 2009, rimasta finora lettera morta. Credo possiamo ripartire da qui per garantire a tutti i cittadini italiani i servizi minimi a cui hanno diritto, che vivano al nord o al sud, nelle grandi città o nei paesini di montagna. È una questione di giustizia sociale, ma anche una grande opportunità per la crescita economica del Paese. Su questa base, innestare l’autonomia delle regioni che ne hanno fatto richiesta e di altre che la faranno, non sarà un problema».

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