Autonomia: basta decisioni prese sulla testa dei bellunesi
«Con il Partito Democratico alla guida della Regione, il presidente della Provincia di Belluno sarà invitato a partecipare permanentemente alle riunioni della Giunta regionale quando si tratteranno i temi relativi alla montagna, al suo territorio e alle materie oggetto della Legge regionale 25 del 2014. Nessuna decisione della Regione relativa alla specificità bellunese sarà presa sulla testa e in assenza dei rappresentanti del territorio». Lo ha spiegato oggi il deputato bellunese Roger De Menech durante la conferenza stampa per presentare le proposte dei candidati consiglieri del PD in tema di autonomia bellunese.
Le proposte dei candidati PD
«Abbiamo bisogno di tenere in casa i nostri talenti, i giovani che oggi se ne vanno, attraverso percorsi scolastici professionalizzanti – con un occhio di riguardo verso gli istituti tecnici e professionali – i “mestieri” che hanno alimentato il tessuto economico della nostra Provincia», sottolinea il capolista Edi Fontana. «Servono inoltre corsi di laurea specifici come geologia, difesa del territorio, ingegneria ambientale, per attrarre studenti da tutta Italia. La sfida dei prossimi anni sarà riqualificare il tessuto sociale di una popolazione che invecchia, dove il tasso di dipendenza strutturale (cioè il rapporto tra persone che lavorano per “mantenere” quelle non in grado di farlo) è tra i più alti d’Italia. Tra 10 anni avremmo oltre il 30% di anziani, di cui metà non autosufficiente. Dati che impongono di riorganizzare i servizi agli anziani e alle persone fragili in maniera capillare, con adeguati stanziamenti, per garantire il diritto universale alla salute e l’assistenza per chi ne ha necessità».
«Il nostro territorio continua a pagare un costo troppo alto per garantire i servizi sociali e scolastici per la prima infanzia e anche questo incide sullo spopolamento continuo della nostra provincia. Tutti i servizi domiciliari agli anziani non vengono garantiti con la giusta frequenza e sempre più spesso è il volontariato a far fronte alle richieste dei nostri concittadini. Vanno ampliate e programmate tutte le medicine di gruppo che riescono a dare risposte adeguate» afferma Maria Teresa De Bortoli. «Chiediamo quindi risorse e autonomia per un territorio fragile ma patrimonio di tutti, che ha bisogno di manutenzione e scelte innovative per continuare ad essere sia un luogo di vita quotidiana ma anche un’attrazione per nuovi insediamenti».
Per Fabio Candeago «i tagli lineari dei posti letto hanno penalizzato soprattutto le aree periferiche. Bisogna mantenere in provincia di Belluno un sistema ospedaliero policentrico, potenziare i punti di primo intervento e implementare le strutture intermedie, perché la percentuale di popolazione anziana a rischio non autosufficienza sarà sempre più elevata. C’è un problema di fondo sui costi strutturali del vivere in montagna e l’Azienda Zero su questo ha peggiorato la situazione. Infine, manca completamente una politica di reclutamento delle professionalità».
Da non addetti ai lavori, dice Cristina De Donà, «viene da chiedersi se avessimo già avuto ciò che ci spetta per legge come risorse umane, finanziarie e strumentali nei settori previsti dall’articolo 13 della legge 25 forse avremmo già potuto: a quasi 2 anni da Vaia, rimuovere tutto il legname che ancora incombe sulle nostre strade; rendere il trasporto urbano per studenti e quello su rotaia per pendolari e universitari vantaggioso e competitivo rispetto all’uso dell’auto; in mancanza di uno sbocco a nord, ottenere una gratuità per i bellunesi sull’uso delle autostrade già esistenti (Brennero e Tarvisio); evitare che Sappada cambiasse Regione».
È indispensabile che la Regione Veneto proceda alla «piena applicazione della Legge regionale 25 che conferisce alla Provincia di Belluno ‘forme particolari di autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria’ attraverso il trasferimento delle competenze e risorse», afferma Adis Zatta. «Abbiamo sentito delle voci troppo timide da questo territorio su questo punto e non è un caso, perché quelle voci non rispondono ai cittadini bellunesi ma in prima persona a chi ha offerto loro ruolo politico e incarichi amministrativi».
Il ruolo della Regione
L’unica autonomia possibile in Italia e anche in Veneto è quella dei territori, conclude la segretaria provinciale PD Monica Lotto. «Dopo 25 anni di attese e di lotte, prevalentemente portate avanti dal centrosinistra siamo al paradosso. Una legge dello stato italiano riconosce la specificità di Belluno, lo statuto regionale pure e addirittura una legge della Regione, votata a larghissima maggioranza, assegna al Bellunese materie e funzioni in applicazione dello Statuto. Eppure la Regione, che fa finta di essere federalista a Roma ma impone il centralismo a Venezia, negli ultimi 5 anni ha spogliato la nostra Provincia di competenze, funzioni, personale e risorse. Da queste elezioni deve cominciare un percorso di cambiamento radicale nei rapporti tra i territori e il potere centralizzato veneziano. La conquista di forme più avanzate di autonomia è l’unico e realistico progetto di autogoverno, per ridare speranza e futuro ai cittadini, alle famiglie, alle imprese, ai giovani bellunesi».