Resoconto dell’iniziativa “Provincia di Belluno: una polveriera pronta ad esplodere?”
Lunedì 27 Novembre presso il Centro Congressi Giovanni XXIII di Belluno si è tenuta l’iniziativa “Provincia di Belluno: una polveriera pronta ad esplodere?“, un’occasione per un confronto tra cittadini, amministratori e stakeholder sul futuro della provincia di Belluno dopo il distacco di Sappada dal Veneto recentemente approvato dal Parlamento.
Il deputato bellunese Roger De Menech ha introdotto l’incontro spiegando com’è nata questa iniziativa: «Una comunità si riconosce nei momenti di difficoltà, di tensione e di opportunità, se sapute cogliere. Chi ha compiti politici o amministrativi sa che non può mettere la testa sotto la sabbia in questi momenti. Nessuno si salva da solo».
In quest’occasione ha commentato anche la notizia del giorno, la classifica del Sole 24 Ore nella quale la provincia di Belluno è al primo posto per la qualità della vita, trovando «significativo che questa provincia sia la prima per qualità della vita e poi non riesca a rispondere in maniera efficace e concreta alle difficoltà di chi la abita. Ecco perché è ancora più importante quest’occasione di confronto».
Infine, ha voluto spiegare le ragioni della sua scelta di non partecipare al voto sul provvedimento per il distacco di Sappada: «Ho portato in Aula la mia posizione e quella del Partito Democratico provinciale, una posizione chiara a tutti da tempo, e ho presentato numerosi emendamenti nel merito. Ho portato all’attenzione del Parlamento il tema più ampio, ovvero la “questione bellunese”, poiché credo che per risolvere i problemi della montagna non servano distacchi ma provvedimenti strutturali. Infine, per il profondo rispetto della volontà popolare dei sappadini, ho deciso di non votare contro ma di uscire dall’Aula e non partecipare al voto».
Gli interventi dei relatori
Il primo tra gli ospiti a prendere la parola è stato il Presidente della Provincia di Belluno e Sindaco di Longarone, Roberto Padrin: «Sulla questione Sappada mi sono esposto appena eletto Presidente della Provincia perché ero convinto che si sarebbe creato un pericoloso precedente autorizzando un passaggio da Regione a Statuto ordinario a Regione a Statuto speciale e sono stato molto contestato. Se è vero che per la prima volta il Parlamento ha affrontato la questione bellunese (seppure in minima parte) è vero anche che per la nostra provincia si apre adesso una fase difficile».
Il Presidente Padrin ha colto l’occasione per parlare dello stato di avanzamento del percorso per l’autonomia bellunese avviato con il Sì al referendum del 22 Ottobre: «Il percorso per l’autonomia bellunese sarà lungo e impegnativo ma ci permetterà di avere risultati concreti, di trattare il tema dell’autogoverno locale con lo Stato e la Regione Veneto e di dare finalmente alla Provincia di Belluno la dignità che merita». In conclusione, un passaggio finale su Sappada «a cui auguro sinceramente il meglio» e sull’unità della Provincia «per la quale mi batterò fino alla fine, perché i bellunesi al referendum provinciale ci hanno dato un chiaro mandato».
A seguire, è intervenuto nella discussione il Vicesindaco di Feltre, Alessandro Del Bianco, che ha portato un contributo relativo ai suoi studi da storico: «Il distacco di Sappada dal Veneto è un trauma politico e istituzionale per la Provincia di Belluno: perciò ho provato a cercare nella storia bellunese notizie di altri traumi analoghi e ne ho trovati due significativi. Il primo, nel Medioevo, nel periodo di transizione tra i conti e le signorie; il secondo, poco dopo l’annessione del Veneto al nascente Regno d’Italia. L’unità provinciale che si sta manifestando dopo questo trauma subìto mi fa ben sperare». Del Bianco si è definito inoltre «indignato per l’atteggiamento di chi pensa di venire nel bellunese a fare “calciomercato”. Diciamoci chiaramente chi ci sta e chi non ci sta a giocare uniti la partita dell’autonomia bellunese. O ci attacchiamo alla bandiera della Provincia di Belluno e aspettiamo che lentamente se ne vadano tutti, oppure progettiamo insieme una riorganizzazione della governance della montagna veneta».
Era presente all’iniziativa anche Ornella Noventa, Sindaca di Lamon, primo comune referendario in Provincia di Belluno, la quale ha riportato le richieste dei lamonesi: «I cittadini chiedono a noi amministratori come intendiamo agire adesso, dopo che Sappada ha ottenuto il distacco dal Veneto. Credo che l’autodeterminazione di un popolo non possa essere disattesa da chi lo rappresenta: pertanto, come Amministrazione Comunale, abbiamo deciso di portare avanti tutti e 3 i Sì espressi dai lamonesi. Non vediamo contraddizioni tra questi voti poiché nascono tutti da un forte disagio causato dal confronto con realtà vicine, eppure così diverse».
Se da un lato, i Fondi dei Comuni di Confine provano ad appianare le disparità con i territori montani confinanti, dall’altro vi sono comuni dalle stesse caratteristiche morfologiche che non hanno accesso a questo tipo di finanziamenti: è il caso del Comune di Val di Zoldo, recentemente nato dalla fusione tra Forno di Zoldo e Zoldo Alto. A parlarne, il Sindaco Camillo De Pellegrin che ricorda che «i governi nazionali della storia italiana non hanno mai affrontato il tema della montagna, nonostante rappresenti una gran parte del territorio italiano. Non saranno i Fondi dei Comuni di Confine a risolvere i problemi del bellunese, serve un cambio di visione culturale e filosofico nel concepire la montagna in generale».
E’ intervenuta anche la Segretaria provinciale PD Erika Dal Farra, da giugno Consigliera comunale a Belluno, città che ha recentemente ottenuto 18 milioni dal Governo per un progetto presentato nell’ambito del Bando Periferie: «Le richieste dei referendari sono richieste che nascono da motivazioni economico-sociali, per provare a colmare ciò che Provincia, Regione e Stato negli anni non hanno saputo o potuto dare. Non mi sento di dire che non è stato fatto nulla: non posso non ricordare le battaglie di Sergio Reolon, la battaglia trasversale sulla Legge regionale 25, la battaglia sulla legge Delrio, battaglie che rivendico con forza da Segretaria del PD bellunese». «Il Comune di Belluno, seppure comune capoluogo, vive una situazione analoga a quella del resto della provincia: credo quindi che l’arrivo dei 18 milioni per la rigenerazione urbana, tra cui il rifacimento del piazzale della Stazione, sia un’occasione straordinaria non solo per la città, che si dota di una migliore porta di accesso, ma perché si tratta di un’opera infrastrutturale molto importante per tutta la provincia».
Alcuni degli interventi dal pubblico
Andrea Ferrazzi, Direttore di Confindustria, che ha sollecitato una discussione non solo sugli assetti istituzionali, ma anche su quali politiche per la montagna mettere in atto, proponendo un Tavolo per la concertazione di tutti i Fondi che arrivano sul territorio e la creazione di un’Agenzia di marketing provinciale che renda il territorio più attrattivo non solo dal punto di vista turistico, ma anche da quello occupazionale. Ha inoltre portato l’esempio di una buona pratica tutta bellunese: il progetto del Digital Innovation Hub che avrà sede a Feltre e che sarà il fulcro della formazione relativa al progetto Industria 4.0 in provincia di Belluno.
Loris Maccagnan, neo-eletto Segretario del circolo PD di Lamon, del quale ha riportato la posizione favorevole al passaggio di Lamon al Trentino Alto Adige, pur sostenendo il percorso autonomista della Provincia di Belluno: «Sono percorsi diversi che hanno bisogno di sostenersi l’un l’altro e non di ostacolarsi», ha detto.
Diego Cason, sociologo e membro del Direttivo del BARD, che ha ribadito la ferma posizione del suo movimento sul ritorno all’elettività della Provincia, ha rivendicato l’utilizzo dei referendum come «unico strumento civile per rivendicare le differenze e le difficoltà del bellunese», ha espresso un passaggio da Fondi straordinari a risorse strutturali, gestite non da Fondi o Agenzie ma dall’ente Provincia.
Rudy Roffarè, Segretario della CISL Belluno-Treviso, che esorta a ripristinare il cosiddetto “differenziale montagna” perché «se ragioniamo sui numeri, dal punto di vista dei servizi nasciamo sconfitti. Chi non vive questo territorio ne ha una visione “turistica”, non ne comprende a pieno le difficoltà. Quindi sta a noi bellunesi unirci e progettare insieme per le nostre terre.»
Giuseppe Pat, Presidente di DolomitiBus ha ricordato che i dati economici riguardanti il bellunese sono ottim: «Da 10 anni l’export bellunese è il più alto d’Italia; inoltre, siamo terzi per quanto riguarda i livelli occupazionali, dopo Bologna e Bolzano». «Dobbiamo riorganizzare e razionalizzare i livelli istituzionali locali: lo sviluppo non lo fa la spesa pubblica, ma imprese e cittadini. Prima ce ne accorgeremo, meglio sarà per tutti noi».
Il deputato Roger De Menech nelle conclusioni tira le fila dell’incontro: «Non credo alle formule magiche. Prendiamo con razionalità ciò che di buono possiamo trarre da questa vicenda e ripartiamo. Siamo tutti qui per questo. Siamo nelle condizioni di invertire la tendenza concretamente, ne abbiamo gli strumenti a differenza di altri territori. Lavorando uniti possiamo dare risposte importanti a imprese e cittadini».