Senza la montagna nessun Green New Deal
Senza il coinvolgimento attivo della montagna in Italia non ci sarà nessun Green New Deal. Lo ha affermato Enrico Borghi, deputato Pd, ieri sera durante un webinar organizzato dalla Federazione PD provinciale di Belluno e moderato dal coordinatore del Forum Democratico Alpino, Loris Maccagnan per ragionare sul piano dell’Unione Europea Next Generation EU. L’evento è stato seguito in diretta e poi in differita sulla pagina Facebook del PD Belluno da oltre 700 persone.
È certo, ha detto Borghi che nel nostro paese «non ci sarà nessun Green New Deal senza la montagna e senza i territori, senza utilizzare al meglio eccellenze, risorse e patrimonio di queste aree. Il Green New Deal non è un’operazione romantica ma una nuova politica industriale. Stiamo parlando di decarbonizzazione, nuovi modelli energetici, impiego delle risorse dei territori montani, per andare nella direzione che tra 30 anni ci deve portare fuori dalla logica del carbonio. C’è il grande tema della riscrittura delle regole e del patto tra comunità e produttori nel campo dell’idroelettrico, del solare del fotovoltaico delle biomasse e quindi del legno utilizzato con finalità energetiche. Tutte queste regole vanno riscritte in una logica di economia circolare». Regole che a loro volta influenzano altri settori, per esempio la mobilità sostenibile.
Il Green New Deal per l’Italia del futuro
Il piano deve immaginare l’Italia dei prossimi 20 anni, ha continuato il deputato. «Sono politiche straordinarie, diverse da fondi di coesione, diverse dagli strumenti di perequazione come i Fondi di Confine. Il fondo risponde all’esigenza di modernizzare il paese dopo la pandemia ed evitare che le conseguenze dell’emergenza sanitaria facciano diventare strutturale la crisi. Non ci arriviamo con le carte in regola, anzi. L’Italia prima del 2020 aveva già una situazione di difficoltà con dati di crescita economica tra i più bassi in Europa: tra il 2014 e il 2019 in media l’UE è cresciuta dell’11% e noi esattamente della metà. Inoltre, in termini di qualità e quantità, la spesa dei fondi europei finora non ha sortito i risultati attesi».
Borghi propone dunque una forte discontinuità rispetto al passato. I cambiamenti nei prossimi decenni saranno enormi. Le Regioni dovranno disegnare nuovi ruoli basati sul protagonismo degli enti locali e non sulla conservazione del proprio centralismo. La pubblica amministrazione necessita di uno shock di assunzioni di donne e giovani. La scuola e la formazione vanno coniugate con la rivoluzione tecnologica.
«Non credo a politiche calate dall’alto» conclude Borghi. «Una nuova politica industriale funzionerà se i soggetti protagonisti, produttori, consumatori, cittadini, la faranno propria. I territori e la montagna o fungeranno semplicemente da piattaforma, di fatto delegando ad altri le decisioni, oppure dovranno essere protagonisti. Serve quindi darsi una dimensione di pianificazione e programmazione di medio-lungo periodo».
All’incontro hanno partecipato la Segretaria provinciale PD Monica Lotto, la Capogruppo PD nel Consiglio provinciale di Trento Sara Ferrari, il Presidente del CAI Veneto Renato Frigo, la Vicepresidente SAT – CAI Elena Guella e il deputato bellunese Roger De Menech.